L’attività teatrale vista...

Da dietro le quinte

di Nicola Lombardo

Nel solco di una tradizione ormai quinquennale, il Liceo Classico "Leonardo Sciascia" ha mostrato chiaramente il suo impegno nel voler fare cultura, non solo sui banchi, ma anche nelle attività para-scolastiche di impegno sociale, ecologico, sportivo. Lodevole soprattutto l’entusiasmo nell’attività teatrale. L’arte del recitare è tra le più antiche e affascinanti dell'uomo. Da i millenni continua ad appassionare gli spettatori di ogni estrazione sociale, ma soprattutto chi fa del recitare la propria passione: gli attori.

Neanche noi, alunni del Liceo Classico "Leonardo Sciascia", siamo rimasti insensibili dinnanzi al richiamo accattivante del teatro. La possibilità di poter partecipare attivamente all’allestimento di una rappresentazione è stata offerta proprio dalla nostra scuola, sensibile ad ogni attività culturale; e questa è stata accettata appunto con entusiasmo da noi, nonostante la nostra scelta di studi, più delle altre, impegni maggiormente il nostro tempo. Ma proprio la sensibilizzazione alla cultura che promuove la nostra scuola ci ha spinto a farci carico di questo impegno e a trovare con un pò di sacrificio il tempo materiale per attuarlo. Infatti non ci impegna solo intellettualmente, ma anche materialmente, traducendosi in ore di lavoro sottratte al nostro tempo libero, mai allo studio! Ma impegna ore di lavoro anche ai docenti che spontaneamente lo sottraggono alla vita domestica e alla famiglia. Potrei subito dire che il tutto viene ricompensato dal successo della rappresentazione e dallo scrosciante applauso del pubblico entusiasta. Ma ciò è troppo riduttivo. Noi non siamo attori professionisti, tanto meno percepiamo compensi. Ciò che realmente ci spinge a intraprendere tale attività è la possibilità di poterci riunire dopo la scuola tra ragazzi di paesi diversi, la possibilità di fare gruppo e lavorare assieme. I ricordi dei momenti più belli sono legati alle numerose ore di prove, e in specie alle battute, agli errori, ai commenti, alle risate, alle paure e alle ansie di quei pomeriggi passati a provare sul palcoscenico.

Del giorno della rappresentazione, della prima (e unica) poco si ricorda, specie degli attimi in scena. I ricordi sembrano interrompersi proprio un attimo prima del nostro ingresso in scena e riprendono dopo il caloroso e confortante applauso del pubblico che ha gradito. Questo perché in scena non siamo più noi stessi, bensì i personaggi creati dall’autore del testo. In quei momenti viviamo esperienze di una vita irreale, fantastica, posta in una dimensione parallela alla realtà. E lo scopo di questa attività è trasmettere nell’animo dello spettatore quelle sensazioni che l’autore e noi stessi abbiamo impresso ai personaggi.

Dell’attività teatrale si interessano maggiormente i ragazzi dell’ultimo anno, ma da sempre il richiamo viene sentito anche dai ragazzi degli anni inferiori.

Dicevo all’inizio che sono ormai cinque anni che la nostra scuola si è impegnata a fornirci mezzi tecnici ed economici, oltre la disponibilità della classe docente. Noi studenti ci impegnammo ad offrire buona volontà, impegno e passione. Questa convergenza sollecita un notevole arricchimento socio-formativo e culturale d’ambo le parti.

Le rappresentazioni di questi cinque anni hanno fatto parte di un più vasto programma di impegno civile e sociale in quanto inserite nella trattazione di problematiche scottanti.

Il primo anno fu rappresentato un rifacimento, ambientato nella Sicilia ottocentesca, della commedia plautina "Aulularia" riscritta dal prof. Eugenio Rocco Ciracì. A cura, ma anche opera dello stesso, l’anno successivo, fu rappresentato il dramma "Non c’è libertà" sulla dura realtà che tocca a chi, scontata la sua pena in prigione, si trova dinnanzi, uscito, il rifiuto e il pregiudizio della gente, della gente "benpensante", e alla fine trova rifugio e conforto nel suicidio. A cura della professoressa Laura Letizia è stata trattata la problematica del "complesso di Edipo" con la rappresentazione della tragedia sofoclea Edipo Re. Con la stessa docente è stato rappresentato uno spaccato della Sicilia pirandelliana con il "Berretto a sonagli". E quest’anno, sempre a cura della stessa, la tragedia di Oscar Wilde "Salomè". Un impegno che ha preso le sembianze della tradizione e mi auguro che negli anni si conservi come tale, segno della volontà della nostra scuola di fare cultura non solo sui banchi.

Chiedo al nostro pubblico di non soffermarsi a considerare la nostra bravura; non siamo professionisti, ma a condividere e a partecipare al nostro impegno e al nostro lavoro.

Comunque, tutti in scena, ora tocca a noi!