Mafia: interpretazione dei mass-media

di Angelida Ullo e Marianna Faraci

afia è malcostume, mafia è corruzione, mafia è follia...: ecco ciò che l'opinione pubblica rivela nei confronti di un così infido fenomeno, che ormai da troppo tempo "infetta" la società. La criminalità mafiosa poggia su un'organizzazione molto complessa. Oltre al suo braccio armato, oltre ai protettori politici e agli appoggi nella magistratura, mantiene complicità anche nei servizi segreti e perfino nell'esercito. Molte sono le persone coinvolte in questo scandalo... e tutti personaggi di primo piano: politici, funzionari dello Stato, figure in genere altolocate. La mafia è una piovra pericolosa, dai mille viscidi tentacoli avvolgenti e stringenti da un capo all'altro la Sicilia, capace di rigenerarsi e di ricomporsi. Oggi i mass-media, pur di offrirci un'immagine inedita degli avvenimenti, alterano date e nomi di protagonisti, rendendo intercambiabili le varie etichette e modificando la regolare successione dei fenomeni per renderli più spettacolari agli occhi di milioni di telespettatori. 

Esempio emblematico è l'ultima serie della fortunata fiction la "Piovra 8" all'interno della quale è evidenziato uno stile simboleggiarne la mafia romanzata. Protagonista, come nel ciclo bretone, è un "cavaliere cortese", impegnato in nobili imprese, spinto dalla forza magica del sentimento amoroso. Essenza costitutiva dell'esperienza amorosa è, dunque, il rischio, il suo unire godimento e sofferenza. Ebbene, del "cavaliere cortese" medioevale si fa largo uso nel film la "Piovra 8", interpretato dall'ufficiale dei carabinieri Carlo Arcuti. Costui compie, infatti, azioni estremamente cinematografiche: fare a cazzotti sui greti dei torrenti, arrestare dei mafiosi in luoghi sacri e sedurre fascinose donne coniugate, fanno di lui una figura eccessivamente eroica. Questo spessore l'ufficiale non lo possiede e, più che romanzesco, è addirittura fotoromanzesco, poiché la passione amorosa provoca in lui effetti contraddittori, dai quali scaturiscono immagini di amori idillici, paragonabili alle insignificanti passioni di Beautiful. Il resto è storia nota: il buono, il troppo cattivo, l'eroe solo contro tutti, Nonostante ciò e nonostante il fatto che svariate volte in televisione si faccia troppa retorica e che le disgrazie, opprimenti la nostra società, servano a fare spettacolo, c’è da sottolineare il fatto che alcuni film, trasmissioni e testi letterari raccontino cose le quali trovano riscontro nell'effettiva realtà.
Non di minor rilievo sono i testi letterari offertici dall'autore siciliano L. Sciascia, il quale in anni precedenti, si era prodigato per la concettualizzazione del fenomeno mafioso. Citiamo uno dei suoi capolavori, dal titolo: "Il giorno della civetta", all'interno del quale si evidenzia la vera identità del siciliano che non ha fiducia nella giustizia dello Stato, da secoli giudicato ingrato o nemico. Che, invece, ha paura della mafia e conosce a memoria il codice severissimo dell’ "onorata società": si ha l'obbligo dell'omertà, del silenzio su tutto e su tutti, cioè sulla solidarietà istintiva, brutale ed interessata, che è imposta con il terrore anche a chi non è complice della mafia. L'obbedienza al boss è indiscutibile e i rapporti gerarchici vanno rispettati con la disciplina dell'esercito; le punizioni devono essere esemplari, cioè incutere paura a tutti, far capire che la "famiglia" è decisa, vendicativa, pronta a colpire sempre... E oggi?

Oggi si cerca di rifiutare queste concezioni arretrate e finalizzate, che pongono dei limiti alla nostra sopravvivenza, quindi non ci resta che combattere e sperare. La speranza è una grande maestra.

Nella vita frastagliata da tante spine e dolori, la speranza fa da animatrice, ed è sempre l'ultima a perdersi, anche nello sfacelo più totale, nel dolore più acuto.

Ma non basta la speranza, bisogna anche lottare con tutte le proprie "armi". Occorre "delegittimare" il potere criminale e far capire alla gente che la mafia non è invincibile, che il clima di paura e di disperazione può essere dissolto aprendo nuove prospettive di sviluppo.

Adesso è importante non mollare!

Soprattutto deve crescere sempre di più la coscienza civile del Paese, perché dove non c'è Stato è inevitabile che cresca la mala pianta dell’ "anti-stato".

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