Attualità e correlazioni manzoniane

Nel '600 si chiamavano "bravi" ora "picciotti".

di Antonio Gangi, Serafina Nicolosi (V Ginn. B)

urante il periodo medioevale non esisteva un'organizzazione politica pubblica poiché il territorio, e quindi anche la popolazione, era suddiviso in tanti piccoli "stati", i cosiddetti feudi. In ognuno di questi il signorotto locale dettava le sue leggi e le faceva rispettare per mezzo dei suoi seguaci, che lo appoggiavano per amicizia, protezione o semplicemente per denaro.

Anche durante il periodo storico che va dal XVI al XVII secolo, i nobili signori continuarono ad avere questo pseudonimo nei luoghi dove essi abitavano (ecco perché si parla del Seicento come periodo di soprusi e prepotenze), e i loro interessi venivano fatti valere da mercenari al loro servizio, i cosiddetti "bravi", riguardo ai quali, nel suo celebre romanzo "I Promessi Sposi" il Manzoni scrive: "Questa specie, ora del tutto perduta, e allora floridissima in Lombardia".

In realtà, quella che lo scrittore indica come "del tutto perduta" è una figura sociale che in realtà si è perpetuata nel tempo ed è arrivata fino ai nostri giorni. Noi potremmo, infatti, riconoscere la figura dei bravi nei nostri "picciotti". Questi ultimi, come i primi, si danno al crimine per necessità di lavoro. Le "gride" seicentesche parlano dei "bravi" come uomini che "non hanno esercizio alcuno od avendolo non lo fanno ".

Allo stesso modo, ai nostri giorni, la mafia trova vere e proprie riserve umane nelle classi sociali più povere, dove i morsi della fame e l'ignoranza sono i veri e propri incentivi che "tentano" la persona e la portano a fare anche ciò che non vorrebbe per necessità di sopravvivenza. Il "bravo" e il "picciotto" presentano delle caratteristiche di ordine estetico che servono a riconoscerli come tali. Per i bravi erano un particolare abbigliamento ed il "ciuffo" mentre per i secondi sono dei tatuaggi che determinano l'appartenenza a una data "cosca" (tuttavia, quest'ultima usanza è già sparita da qualche decennio).

Una delle armi più potenti delle quali la mafia può avvalersi è l'omertà. E', ormai, radicato nella mentalità popolare siciliana il motto "chi si fa i fatti propri campa cent'anni". L'arretratezza economica e sociale che ha tenuto legata a sé la nostra terra per molti anni, ha posto la popolazione in uno stato di subordine che l'ha portata ad avere paura di affermare le proprie idee, a rivendicare i propri diritti e ad affidare ad altri la risoluzione di situazioni che invece la riguardano da vicino.

I reticenti sono quella parte di organizzazione mafiosa che passa inosservata appunto perché ogni azione è compiuta contro la propria volontà quasi senza accorgersene. Ne "I Promessi sposi" questa sfaccettatura dell'omertà, vera e propria piaga sociale, è rappresentata da Don Abbondio che obbedisce e si piega di fronte a ciò che la prepotenza gli impone, perché non ha il coraggio di opporsi e pensa più a salvare la pelle che a compiere il suo dovere di ministro di Dio.

In relazione a quanto detto, la Chiesa, oggi, ha cambiato il suo atteggiamento insieme a quello della mafia.

Se in passato il mafioso era il signorotto della contrada o del paese, adesso la mafia è tutt'altro: il mafioso non controlla solamente il paesino, bensì ha sotto il suo dominio moltissimo territorio e non si ferma davanti a nulla: il suo intento è quello di sottomettere le sue vittime. Anzi, spesso e volentieri uccide chi gli è "scomodo". La nuova mafia i bambini li scioglie nell'acido. La Chiesa non può accettare la mafia dato che questa annulla la persona, sottomettendola, andando contro i suoi diritti e aspirazioni. Annulla , infatti, le libertà del singolo anche con l'usura e i taglieggiamenti. Il capo mafioso, però, con si espone in prima persona ma ricorre a killer per salvaguardare il proprio onore.

Le leggi del nostro Parlamento, come le "gride" che venivano emanate durante il periodo spagnolo, non vengono affatto considerate dai malavitosi, anzi vengono utilizzate come arma a proprio favore dagli avvocati, diretti discendenti della figura di Azzeccagarbugli.

Anche nei nostri paesi per quanto piccoli, si verificano episodi di criminalità mafiosa, che erano molto frequenti già durante la prima metà di questo secolo: "Per far sì che i nostri beni fossero preservati, la nostra famiglia pagava un uomo che proteggesse gli averi dai ladri di bestiame". Quello del "guardaspalle" non era però l'unico metodo per estorcere denaro e beni alla gente onesta, ne è infatti conosciuto anche un altro, quello della "massa" che consisteva nel portare prodotti provenienti dall'allevamento o dall'agricoltura (l'economia del tempo era qui basata solo su queste attività) in un luogo (stalle, fienili...) da dove erano prelevati dai "picciotti". Negli ultimi anni, come abbiamo visto, quasi tutti i mafiosi arrestati si pentono. Ma un pentimento non può definirsi tale se non si cambia vita, se non si ripara il male commesso (qualunque esso sia) e non deve scaturire dalla certezza di potere avere protezione e denaro, ma dalla presa di coscienza della negatività delle azioni commesse.

 

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