Monetazione cartaginese
Molto si è discusso se Cartagine abbia avuto una zecca. Ulteriori studi e l'accertato rinvenimento di monete puniche, non solo nel territorio di Cartagine, ma anche in altri territori, dove la potenza cartaginese si affermò, hanno condotto al convincimento che Cartagine abbia avuto una vera e propria zecca. Le monete puniche più antiche sono quelle che costituiscono la serie punica-sicula, la quale per ragioni stilistiche, tipologiche e metrologiche si ritiene che sia stata coniata in Sicilia a partire dagli ultimi anni del secolo V a.C. Le monete punico-sicule, che sono quasi tutte di argento (poche di bronzo), seguono il sistema monetale attico. Questa serie punico-sicula si apre con esemplari riproducenti la testa di Cimone. Alle ultime emissioni vengono classificate quelle monete raffiguranti Filippo II di Macedonia e la testa di Eracle. Può ritenersi che, durante il regno di Agatocle, sia terminata la coniazione delle monete punico-sicule. Tra i coni più fini vanno annoverate le monete raffiguranti teste femminili coperte da berretto o da tiara. Fin dal tempo di Timoleonte (circa 340 a.C.), l'attività della zecca di Cartagine era iniziata con l'emissione delle tipiche monete di elettro e di oro che si rinvengono periodicamente nel sottosuolo della Sicilia. La durata di questa coniazione si estende fino all'anno della distruzione di Cartagine (146 a.C.). Le ultime emissioni sono di arte molto scadente.
Accanto
alle monete d'oro e di elettro comparvero quelle di argento, allorché
Cartagine nel 241 a.C. entrò in possesso delle miniere argentifere della
Spagna. Le monete di bronzo cartaginesi si rinvengono in grande numero nella Sicilia. La loro emissione, incominciata nella seconda metà del secolo VI, durò fino al 146 a.C., conservando sempre tipi identici a quelli delle monete d'argento. Non è da escludere che Cartagine abbia istituito zecche secondarie a Carthago Nova, in Sardegna e a Malta. Si conoscono monete di bronzo di epoca romana coniate a Cartagine dopo il 44 a.C. Queste monete non vanno più in là dell'impero di Tiberio, durante il quale cessarono le emissioni di monete di bronzo fin allora consentite dal governo di Roma alle città dell'Africa e della Sicilia.
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