Van Gogh è conosciuto non soltanto come uno dei pittori del XIX secolo, ma anche come il simbolo del genio tormentato, incompreso in vita e poi entusiasticamente osannato dopo una morte tragica e prematura. Senza dubbio Van Gogh fu tra i pittori più influenti sia per aver riversato nei quadri la sua esperienza di vita, sia per la brillantezza dei colori, sia per le distorsioni emotive della realtà, tutti elementi che furono assimilati dall’Espressionismo. La sua carriera artistica non fu lunga: cominciò a dipingere a 27 anni e lo fece soltanto per un decennio, un periodo breve ma particolarmente intenso, durante il quale produsse una quantità impressionante di opere, lavorando con ritmi frenetici, quasi febbrili. La vita di Van Gogh fu contrassegnata da povertà, ideali infranti e delusioni d’amore: ne derivò un tormento interiore che piano piano lo portò al suicidio. Fu ben lontano, tuttavia, dall’essere il “genio pazzo” della convinzione popolare. Al contrario, lavorava con metodo, era colto, aveva profondità di pensiero e scriveva di arte con lucidità e competenza. I suoi convincimenti artistici sono espressi in centinaia di lettere, quasi tutte indirizzate al fratello Theo, che costituiscono il più importante testamento spirituale mai lasciato da un artista.

Molte delle opere di Van Gogh sono la testimonianza più diretta della corrente espressionista di cui appunto egli stesso fu il precursore.

I temi da lui preferiti, ripresi poi dagli altri espressionisti, furono le scene di vita quotidiana, il paesaggio e il nudo femminile.

La prima parte della sua attività artistica fu dedicata principalmente al disegno. Agli inizi egli sperimentò diversi materiali comprese le matite da carpentiere e il bastoncino di cera nero. Spesso utilizzava contemporaneamente diversi mezzi: matita, gouache (in italiano guazzo - è una tecnica pittorica consistente nell’uso di colori macinati ad acqua, stesi rapidamente su carta o su tela preparate in modo che non siano assorbenti), inchiostro, pastello. L’effetto è poderoso anche se spesso cupo e talvolta eccessivamente elaborato.

Il suo primo capolavoro fu “I mangiatori di patate”. In tale dipinto egli espresse la miseria della vita contadina con figure “ben definite nel disegno e nei colori”.

“I mangiatori di patate” di V. Van Gogh

Per Van Gogh la natura è legata ai suoi sentimenti a tal punto che i paesaggi non sono scene piacevoli, ma palesano sempre le sue sensazioni.

Dopo l’arrivo a Parigi, Van Gogh ampliò anche la gamma di soggetti dei suoi quadri includendovi ritratti e temi floreali. In questa scelta fu ispirato dalle stampe giapponesi che lo aiutarono ad allontanarsi dal naturalismo per avvicinarsi a un tipo di arte più espressiva.

Una particolare analisi merita “La notte stellata”, uno dei più visionari dipinti di Van Gogh, che mostra con grande forza e intensità il profondo e personale modo in cui percepiva e interpretava la natura, proiettando i propri sentimenti sulle cose che vedeva intorno a sé. Il quadro è stato realizzato nel giugno 1889, durante il soggiorno dell’artista presso la casa di cura di St. Rémy. In questo periodo Van Gogh aveva abbandonato la fede cristiana ma, nondimeno, scrisse : «Ho un terribile bisogno della religione. Allora esco di notte per dipingere le stelle».

“La notte stellata” di V. Van Gogh

Nella pittura olandese c’è una lunga e radicata tradizione di scene al chiaro di luna, ma nessun artista aveva rappresentato così intensamente il senso di maestà e di mistero dell’universo. Il cielo, le stelle, la luna sono uniti da un movimento ondulatorio che coinvolge lo spettatore in un’osservazione estatica.