Ghiacciai

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Sovente, nelle regioni dove le precipitazioni avvengono soprattutto in forma solida, si formano dei campi di neve che, se coperti da ulteriori coltri si trasformano gradualmente in ghiaccio.

Neve e ghiaccio si conservano come tali al di sopra del limite delle nevi persistenti, dove, per effetto della latitudine, dell'altitudine, della scarsa esposizione al sole, non tutta la neve caduta riesce a sciogliersi.

Tale limite si trova a quote molto elevate all'equatore e raggiunge le massime altezze ai tropici, dove le precipitazioni sono più scarse.

Sulle Alpi lo troviamo tra 2.400 e 320m; in Groelandia può scendere fino a 300m ed addirittura nell'Antartide giunge fino al livello del mare.

La latitudine, tra gli altri fattori, è quello che ha maggiore influenza nel determinare l'altezza del limite climatico delle nevi, che però è fortemente influenzata anche dalla quantità delle precipitazioni, deprimendosi sostanzialmente là dove le precipitazioni sono maggiori.

Il ghiacciaio nasce dalla lenta trasformazione della neve che, arrivata al suolo, se coperta da altra neve, espelle tutta l'aria contenuta al suo interno, fonde, ricristallizza e assume forma granulare.

Questo stadio della neve prende il nome di nevaio.

Successivamente si passa al ghiacciaio vero e proprio, compatto di color azzurrognolo a causa dell'appiattimento dei granuli, questo processo è però molto lento e avviene in decine e decine di anni.

Un ghiacciaio può essere definito come un'enorme massa di ghiaccio naturale; essi coprono circa l’11% della superficie dei continenti e sono localizzati in particolar modo nelle regioni polari, altrove si trovano sui massicci montuosi più elevati.

Nell'intera parte occupata da un ghiacciaio si possono distinguere 3 parti: il bacino collettore, il bacino ablatore e la fronte. 

Il bacino collettore è la parte più alta in cui si raccoglie la neve e costituisce l'area di prima alimentazione dell'intero apparato glaciale; solitamente è a forma di ferro di cavallo ed è aperto verso la valle.

Il bacino ablatore invece è tutta la parte che si trova sotto il limite delle nevi perenni e in cui prevale la fusione del ghiaccio.

La fronte è la parte terminale dove si ha l'equilibrio da ghiaccio in arrivo e quello che viene fuso dal sole.

Alla fronte del ghiacciaio si ha spesso la formazione di un'apertura detta porta o bocca del ghiacciaio, spesso incavata, dove non di rado si formano laghi dalla fusione della neve.

 

 

 

Classificazione dei vari tipi di ghiacciai

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Dei ghiacciai sono state fatte diverse classificazioni: alcune fondate sulla temperatura del ghiaccio, altre sulla dinamica, altre ancora sulla forma.

In base alle proprietà fisiche, in dipendenza cioè dalla temperatura, li distinguiamo in: polari, temperati, intermedi.

Polari o freddi: come la calotta dell'Antartide dove la fusione è quasi inesistente.

Temperati o caldi: come quelli delle Alpi in cui vi sono fasi alterne di fusione e ricristallizzazione.

Intermedi o subpolari: nei quali la fusione è limitata.

Secondariamente si può fare un'ulteriore classificazione secondo la forma; si distinguono le estese colate glaciali dette Inlandis, che sono calotte di ghiaccio a forma di cupola ribassata di grande spessore (2000m mediamente) che ricoprono immense superfici dalle quali emergono soltanto alcuni spuntoni rocciosi chiamati Nunatak. TI più vasto è quello dell'Antartide. Gli inlandis spesso giungono fino al mare dove maree e onde staccano da essi enormi blocchi di ghiaccio chiamati icebergs, i quali vanno alla deriva verso latitudini più basse finché fondono.

Ancora, possiamo suddividere i ghiacciai tipologicamente:

Di tipo pirenaico: non molto estesi e mancanti di bacino ablatore. Adagiati in forme più o meno concave (circhi, nicchie, valloni, pendii) scavati sotto la cresta e lungo le pendici dei versanti montuosi.

Di tipo alpino: in cui non confluiscono altre lingue, partono generalmente da un'alta e ampia concavità in roccia e scendono verso valle. Questi tipi di ghiacciai offrono grandi varietà di aspetti; i maggiori hanno una lingua ben sviluppata, contenuta in un solco vallivo, e sono detti perciò ghiacciai vallivi o di primo ordine. Gli altri minori o di secondo ordine dette redrette, non escono dalle forme cave della zona più elevata o si adagiano sopra superfici ondulate o uniformemente inclinate.

Di tipo hymalaiano: possiedono un'unica colata formata dal riunirsi di altre colate: il loro ghiacciaio, in parte plastico e in parte viscoso, però ne impedisce spesso la mescolanza, cosicché si affiancano in un unico grande letto, ma conservano la loro individualità. La loro lunghezza giunge fino a 70/80 km.

Di tipo alaskiano: formati da più colate glaciali distinte le cui fronti si uniscono nello sbocco in pianura e formano una fascia unica ai piedi delle catene montuose.

A seconda della dinamica, vengono distinti in attivi, quando il loro movimento è rapido; passivi quando scorrono lentamente, e morti quando non sono più alimentati e persistono grazie alla lentezza della fusione del ghiaccio.

 

 

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La dinamica dei ghiacciai

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I movimenti verso valle di un ghiacciaio dipendono da parecchi fattori; che possono essere principalmente la plasticità del ghiacciaio e la facilità di piccoli moti intergranulari: infatti vari granuli possono fondere facilitando lo spostamento. Ciò avviene principalmente nei ghiacciai temperati, il cui movimento è favorito dalla presenza al fondo di un velo d'acqua che permette lo slittamento sulle rocce di base.

Vi è poi la forza di gravità che è tanto più efficace quanto maggiore è il pendio su cui poggia la massa ghiacciata e quanto più grande è lo spessore dei ghiacci.

Infine l'entità dello spostamento dipende anche dalla rugosità o meno del fondo che può presentare eventuali ostacoli che rallentano il moto.

Stagione e clima sono inoltre altri due fattori che intervengono a modificare tali movimenti. 

La velocità del ghiacciaio è in genere molto lenta all'interno delle calotte glaciali continentali, ma enorme sui loro emissari (alcuni km all'anno); è intermedia nei ghiacciai hymalaiani, (centinaia di km all'anno); minore nei ghiacciai alpini (dove in genere varia da pochi metri nel bacino di alimentazione a 150 m all'anno nella lingua. Il movimento è variabile da punto a punto di una stessa sezione trasversale: la velocità quindi risulta maggiore lungo la parte mediana e superiore dove è maggiore la pendenza, mentre è più bassa verso le sponde e presso il fondo a causa dell'attrito tra massa di ghiaccio e substrato roccioso. I movimenti ineguali e le trazioni, nonostante la plasticità del ghiaccio portano alla formazione dei crepacci che si incrociano isolando blocchi, torri e guglie. che vengono indicati con il nome di seracchi. 

Le forme di scorrimento di ghiacciaio possono essere generalmente di tre tipi:

Slittamento per fusione e rigelo: a monte di piccole protuberanze aumenta ed eleva la temperatura; ne consegue la fusione di un sottile strato d'acqua che facilita lo slitta mento a valle, dove la pressione diminuisce e l'acqua rigela.

Slittamento per plasticità: il ghiaccio circonda grossi ostacoli con una convergenza di reti di ghiaccio la cui velocità aumenta localmente.

Slittamento per cavitazione: se il letto è ruvido, il ghiaccio si stacca a valle degli ostacoli lasciando una cavità dove si accumulano le acque di fusione; rimane dunque a contatto con la roccia soltanto alla cima delle protuberanze.

 

 

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Azione geomorfìca dei ghiacciai

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Le attività del ghiacciaio sono tre:

escavazione,

trasporto del materiale escavato,

deposito di questo materiale.

 

 

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Escavazione:

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È dunque quella dei ghiacciai un'azione erosiva che viene attuata attraverso due fondamentali processi: estrazione ed esarazione.

L'estrazione glaciale consiste nella fessurazione e frantumazione delle rocce per le continue alternanze di gelo e disgelo che si verificano ai margini e sul fondo del ghiacciaio e nell'azione divaricatrice del ghiacciaio che si insinua plasticamente e sotto forte pressione nelle fenditure, completa la rottura e ne allontana i materiali che ne derivano.

L'estrazione è particolarmente pronunciata alla fronte e sui bordi, dove cadono i detriti provenienti dallo scalzamento e dalla degradazione dei versanti; ma si esercita con una certa intensità anche sul fondo. Essa favorisce considerevolmente il modellamento dei versanti, poiché impedisce la formazione di falde di detrito che ne proteggerebbero la base.

L'esarazione consiste nella vera e propria erosione meccanica della corrente glaciale e delle acque di fusione che scorrono sotto il ghiaccio, le quali escavano il fondo ed esercitano un'intensa azione abrasiva con l'aiuto dei materiali trasportati.

Per effetto del raschiamento che i blocchi inglobati nel ghiaccio esercitano contro la roccia, sulle pareti laterali si vengono a formare scanalature larghe fino a 50cm soprattutto dove il letto del ghiaccio si restringe.

Le rocce del fondo vengono incise da strie secondo la direzione di scorrimento del ghiacciaio e tutte le loro sporgenze vengono progressivamente arrotondate e ben levigate.

Se il fondo è composto da rocce particolarmente resistenti assumono una caratteristica di cetaceo e vengono così denominate rocce montonate.

Nelle regioni occupate dai ghiacciai in conseguenza di questa azione erosiva, la superficie topografica viene spesso modificata e presenta delle forme tipiche, particolarmente caratteristiche nei ghiacciai di tipo alpino.

Le principali forme caratteristiche sono:

I Circhi: sono incavi semicircolari con ripide pareti rocciose che scendono su un fondo pianeggiante o poco inclinato. Sono raramente isolati, più spesso a gruppi coalescenti (circhi composti).

Essi sono dovuti alle forti pressioni esercitate dalle masse glaciali nei bacini di accumulo e alla concomitante azione del gelo che si esercita nelle zone dirupate in alta montagna.

Le Valli Glaciali: il ghiaccio erode in tutta la sua ampiezza la depressione nella quale scorre:  data la sua caratteristica di massa molto viscosa in movimento esso tende a dare al suo letto la forma che determina il minimo attrito, cioè quella di un semicerchio.La valle glaciale assume quindi una forma ad «U» .

 

Il profilo longitudinale di una valle glaciale presenta spesso dei tratti in contropendenza ed è costituito da una successioni di porzioni sovraescavate, dette Ombelichi, e di parti in rilievo chiamate soglie.

Gli ombelichi si trovano in corrispondenza di rocce tenere e di zone di massimo spessore del ghiaccio.

Le soglie sono spesso modellate in rocce più resistenti o in rocce dove il ghiaccio ha esercitato minor forza.

Le Valli Sospese: sono delle vallate secondarie che confluiscono in una vallata principale, anch'esse comunque sono modellate ad «U». Possiedono un fondo più elevato a causa della minore escavazione da loro effettuata rispetto alla vallata principale.

 

 

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Trasporto del materiale escavato:

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I detriti rocciosi che il ghiaccio trasporta verso valle si raccolgono sui fianchi, sul fondo e sulla fronte del ghiacciaio dove formano ammassi denominati morene, caratterizzate dalla mescolanza caotica di detriti dalle dimensioni più svariate.

Vi sono le morene laterali che cadono dai versanti montuosi e bordano il ghiaccio per tutto il suo percorso ingrossandosi verso valle.

Quando due lingue glaciali confluiscono in una, venendo a contatto, le morene laterali fondono costituendo una morena mediana.

I materiali detritici che rimangono fra la base del ghiacciaio ed il letto roccioso, formano le morene di fondo.

Quelli che giungono alla fronte di fusione e che derivano dal trasporto delle morene mediane e quelle interne, formano le morene frontali.

Vi sono in fine le morene deposte riconoscibili perché il loro materiale è dato da massi e ciottoli di ogni dimensione immersi nel fango.

Effetti caratteristici del trasporto e della deposizione dei ghiacciai sono rappresentate dai massi erratici e anfiteatri morenici.

I primi sono blocchi rocciosi che possono raggiungere a volte le dimensioni di una casa e si riconoscono per la loro natura litologica diversa da quella delle rocce su cui giacciono.

I secondi sono costituiti da grandi argini frontali ad archi grossolanamente concentrici, corrispondenti ai depositi lasciati da una potente lingua glaciale in lento ritiro, durante le varie fasi di sosta.

 

 

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Deposito dei materiali escavati:

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I depositi glaciali sono ripresi e rimaneggiati dalle acque di fusione e dai torrenti glaciali che da queste si originano.

 

Essi asportano una considerevole porzione dei detriti che i ghiacciai vanno abbandonando ed erodono anche le morene frontali già accumulate; trasportano tali materiali verso valle e elaborati li depongono nuovamente nelle zone più basse e pianeggianti formando così i depositi fluvioglaciali. 

 

Questi depositi hanno forma costituzione ed estensione variabili a seconda dei tipi di ghiacciai da cui provengono, della loro natura litografica e del trasporto subito ad opera delle acque correnti.

 

Le maggiori estensioni dei depositi fluviali si rinvengono ovviamente ai margini delle grandi coltri glaciali in lento ritiro. Qui formano vaste pianure in cui il deflusso delle acque è ostacolato dai materiali morenici abbandonati e la superficie si presenta perciò sparsa di canali e pozze temporanee.

 

Tra le forme più tipiche prodotte dalle acque di fusione delle coltri glaciali che si sono ritirate, sono da  ricordare gli osar, rilievi detritici sinuosi e allungati per diversi km, la cui larghezza varia da qualche decina ad alcune centinaia di metri e l'altezza fra 10 e 15 metri .  Viene spesso utilizzata per costruirvi abitazioni o farvi passare strade e ferrovie.  

 

 

I ghiacciai odierni non sono che i resti di ben più grandi apparati che si svilupparono, durante le glaciazioni dell'era quaternaria. Attualmente ricoprono circa 16 milioni di km di terre emerse; 13,5 milioni si trovano sul continente Antartico; 1,8 milioni in Groenlandia e nelle isole minori dell’ Artico;

la parte rimanente (500.000 km) nelle maggiori catene montuose.

 

Estensione di alcuni grandi ghiacciai attuali

Vatnajokull (Islanda)         km2     8390

Malaspina (Alaska)             "        3950

Jostedaisbre (Norvegia)      "          880

Kanchenjunga (Himalaya)   "          470

Svartisien (Norvegia)          "          450

Aletsch (Alpi)                     "          138

 

 

Dei 1396 ghiacciai due esistono nel versante italiano delle alpi e che coprono una superficie di 607 km; soltanto il 2% è rappresentato da quelli di tipo alpino e da alcuni sporadici esempi di tipo Hymalajano, mentre il restante 88% è costituito dai ghiacciai di tipo Pirenaico.