Libertà e liberalismo

Lavoro svolto dalla Classe IV sez. C  ind. Scientifico

Anno Scolastico 2003/2004

Realizzato da Valeria Amata, Sonia Ciravolo, Mario Lombardo e Francesco Rifici

La parola libertà esprime un aspetto essenziale e una condizione irrinunciabile della vita dell’uomo. Il suo significato ci appare ovvio: libertà indica essenza di limiti e di costrizioni e quindi autonomia,autodeterminazione. Questo significato generale di libertà si specifica poi, a seconda dei contesti, in molti significati particolari.

Considerando alcuni usi della parola libertà nel linguaggio comune, quello della vita quotidiana,parliamo per esempio, di libertà concessa ai figli dai genitori intendendo riferirci alle azioni e ai comportamenti che gli adulti permettono ai ragazzi, in relazione all’età e alla maturità raggiunte.

Ci capita anche di lamentare la poca libertà, cioè il tempo libero insufficiente, che ci lasciano gli impegni di studio, di lavoro,familiari: qui il limite alla nostra libertà non è rappresentato dalla prescrizione di un’altra persona, ma da una situazione in cui ci troviamo e che ci condiziona.

La libertà è intesa in modo diverso dalle principali correnti del pensiero filosofico-moderno.

Il liberalismo intende la libertà come non impedimento, ovvero come uno spazio di permesso per l’individuo che deve essere difeso dall’ingerenza dello stato.

Le libertà individuali che il liberalismo vuole difendere sono: la libertà personale, cioè la libertà di movimento e di disposizione di se, del proprio corpo, dei propri beni, quelle di professare in pubblico le proprie idee filosofiche, religiose, politiche, per quanto sgradite tali idee risultino al potere politico ed ecclesiastico.

Alle origini del movimento liberale, tali libertà dovettero essere conquistate, non soltanto contro il potere assoluto delle monarchie, ma anche contro l’intolleranze e il dogmatismo delle diverse chiese e confessioni religiose.

Diverso è il concetto di libertà proprio della tradizione democratica. La democrazia, infatti, non mira come il liberalismo, a limitare il potere per renderlo rispettoso dei diritti individuali di libertà, ma vuole invece garantire a tutti i cittadini la possibilità di determinare il contenuto delle leggi e le principali decisioni politiche. Per i democratici è davvero libero colui che non è costretto ad obbedire se non alle leggi che egli stesso si è imposto. Per questo si dice che dai democratici la libertà è intesa come autonomia, ed è questa la ragione per la quale, nel corso dell’Ottocento e del Novecento, l’obbiettivo prioritario dei movimenti democratici fu rappresentato dal suffragio universale.

L’idea socialistica di libertà, che si diffonde tra Settecento e Ottocento, con la rivoluzione industriale che portò in scena nuovi protagonisti della vita sociale e politica.

Il movimento socialista pose il problema di un diversa e più sostanziale libertà di cui la grande maggioranza della popolazione era priva: la libertà dal bisogno materiale e culturale.

Il filosofo inglese JOHN LOCKE fu il primo teorico del liberalismo e anche il più grande politico inglese del suo secolo. Egli visse in Inghilterra, nell’ultima fase del 1600, negli anni in cui scoppiò la seconda rivoluzione che travaglia l’Inghilterra del Seicento, la Rivoluzione che verrà detta: "gloriosa, caratterizzata da vicende non particolarmente drammatiche, anzi potremmo quasi dire pacifiche, dove si assiste alla nascita delle teorie liberali: si tratta dell’atto con cui l’intera società inglese si è sbarazzata di una monarchia oppressiva e ha dato vita ad una monarchia costituzionale. Nei suoi scritti politici Locke teorizzò quella forma di costituzionalismo liberale per cui si era battuto,e che si era imposto in Inghilterra con la Rivoluzione del 1688.

La società e lo stato nascono dal diritto di natura, che coincide con la ragione, la quale dice che, essendo tutti gli uomini uguali e indipendenti "nessuno deve recar danno ad altri nella vita, nella salute, nella libertà e nei possessi". Sono quindi "diritti naturali" il diritto alla vita, il diritto alla libertà, il diritto alla proprietà e il diritto alla difesa di questi diritti, che si riaffermarono Dichiarazione Universale approvata dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite(ONU).

Riunendosi in una società, i cittadini rinunciano al solo diritto di difendersi ciascuno per conto proprio, e con ciò non indeboliscono, ma rafforzano gli altri diritti.

Lo stato ha il potere di fare le leggi (potere legislativo), di imporle e di farle eseguire (potere esecutivo). I limiti del potere dello Stato sono stati stabiliti da quegli stessi diritti dei cittadini per la difesa dei quali esso è nato.

Pertanto i cittadini mantengono il diritto di ribellarsi al potere statale,quanto questo operi contrariamente alle finalità per cui è nato. Per Locke lo Stato non deve intromettersi nelle questioni di religione. E poiché la fede non è cosa che si possa imporre, bisognerà aver rispetto e tolleranza per le varie fedi religiose: "La tolleranza verso coloro che dissentono dagli altri in fatto.

Il liberalismo riafferma quindi quello che era uno dei principi fondamentali della Rivoluzione Inglese, cioè il concerto di Libertà