S. MARCO D’ALUNZIO

Elevato quasi come vedetta, l’abitato di S.Marco d’Alunzio è posto su un colle al centro di uno scenario naturale di incomparabile bellezza coronato dai monti Nebrodi a cui fanno da contrappunto i colori del cielo e del mare e all’orizzonte le isole Eolie e i centri costieri. Il paese si abbarbica col suo gruzzolo di case addossate l’una alle altre, abbracciate a decine di campanili, sospese a volte sui dirupi vertiginosi, dai quali la vista si slarga su sconfinate distese di monti, ora scende sulla piana che il Tirreno lambisce col suo bianco orlo di schiuma da dove giunge ancora l’eco di antiche fascinose leggende.

Il territorio immerso in una vegetazione eterogenea ed esuberante di ogni tipo di verde, è solcato dai torrenti Favara e Platanà che scorrono infossati in gole rocciose, nascosti da uliveti, sughereti, vigneti e alberi da frutta, su cui si ergono cipressi solitari e superbi: aree facenti parte del Parco dei Nebrodi.

Estesi sono gli altipiani fra i 1000 e i 1200 metri, coperti da una vegetazione cespugliosa e interrotti da laghetti a regime stagionale. Spettacolari vedute si godono dalla rocca di Traora e Pizzo del Lupo.

S.Marco d'Alunzio - Panorama

S.Marco D'Alunzio - Panorama

CENNI STORICI

Su questo piccolo agglomerato urbano, sono passati millenni di storia che hanno lasciato impronte, segni, testimonianze e memorie greche, romane, bizantine, arabe e normanne.

Le prime notizie riguardanti la fondazione di S.Marco risalgono al tempo dei Sicani, i primi abitanti originari. Dionisio di Alicarnasso, storico greco vissuto a Roma (30 a.c.), racconta che dopo la distruzione di Troia, i profughi scappano e fanno rotta verso l’occidente. Fugge anche Enea e, raggiunti i compagni di Epiro (regione montuosa della Grecia settentrionale), salpa con essi. Come guida, per attraversare il mar Ionio, si offre un nocchiero greco del luogo, l’Arcanone Patron da Thuri e insieme a molti suoi compagni guida l’eroe troiano, Enea, fin sulle coste della Sicilia, sulle rive del fiume Kidas, l’odierno Rosmarino. Qui giunti, alcuni di essi ritornano in patria, Patron, invece, con pochi altri amici si ferma e vi si stabilisce. Probabilmente gli Aluntini, inventano questa leggenda per annoverare fra i loro antenati Enea.

    S.Marco è ellenizzato verso il IV secolo a.C. da popoli provenienti dalla Grecia, la città probabilmente prende il nome di Halut «roccia» poiché sorge su un acrocoro roccioso, successivamente assume l’appellativo di Alontion, batte moneta ed è cinta da mura. In questo periodo era attiva una zecca che ha coniato numerose serie monetali in bronzo che ricalcano i tipi di altre zecche siciliane, in particolare di Siracusa. La prima emissione del 406 a.C., presenta la testa di Athena con elmo attico e dall’altro òato un polpo "Octopus" simili ai bronzi di età siracusana, quest’ultimo indica la fiorente attività peschereccia della città in quel periodo. Del 343 è l’emissione che rappresenta la testa di Zeus e al rovescio sotto il fulmine alato, un chicco d’orzo. Un’ulteriore testimonianza della cultura greca, sono i pregevoli vasi d’argento a rilievo di cui ne fece un’accurata collezione il politico romano Verre, che ladronescamente si impadronì di tutte le ricchezze di Aluntinorum.

    Durante la dominazione romana, S.Marco prende il nome di Haluntium, è "città decumana" (territorio dello stato ceduto a colui mediante il pagamento della decima sul reddito); in seguito, in età augustea, diviene "Municipium Aluntinorum". La città in questo periodo conia una moneta che raffigura il volto di Patron e un toro che versa acqua dalla bocca; seguono le numerose serie con Dionisio e la corona di alloro. Le monete aluntine pesavano oltre dieci grammi e venivano coniate nei pressi di Piazza Aluntina dove un tempo sorgeva l’agorà; oggi sono esposte in vari musei italiani e persino a Londra.

    Con la caduta dell’Impero Romano (106 a.C.), Aluntium fu governato dai Bizantini i quali valorizzarono

il patrimonio artistico-culturale esistente, trasformarono molti templi pagani in chiese cristiane e bonificarono le campagne. Verso il IX secolo dopo un lungo assedio la città fu conquistata dagli Arabi e dai Saraceni i quali la cinsero da mura con quattro porte d’entrata Alunzio è tra le prime località occupate dai Normanni che gli danno il nuovo nome di S.Marco.

   Essi, guidati da Roberto il Guiscardo, costruirono un castello ben fortificato all’interno dell’abitato già esistente. A partire dal 1081 S.Marco passa sottoil dominio di Ruggero I. Da alcuni documenti scritti risulta evidente che i sovrani normanni dimorano due volte a S.Marco. Una prima volta la regina Adelasia, nel 1101 assieme ai suoi due figli, Ruggero II e Simone. Quest’ultimo, ammalato, restaper lungo tempo nel monastero di S. Filippo di Fragalà; in seguito alla sua guarigione, la regina dona al monastero cinque villani. La seconda permanenza avviene nel 1109.

Sotto i Normanni, S.Marco resta dipendente dal Regio Demanio.

Del periodo svevo non si hanno notizie certe. Con l’avvento degli Aragonesi, S.Marco diviene un feudo. In seguito alla confisca dei beni a Federico d’Aragona, il re Martino di Sicilia, concede nel 1398 S.Marco ad Abbo Filangeri, la cui dinastia termina con Giuseppe Antonio nel 1507, quando il feudo passa a Ottavio Lanza. I Lanza restano alla guida di S.Marco fino al 1572. Alla morte di questi, non avendo eredi diretti, il feudo ritorna ai Filangeri, il cui dominio si potrae fino al 1804.

    CHIESE E MONUMENTI

I ruderi del castello normanno.

 

     Il castello normanno, di cui oggi possiamo ammirare pochi colossali brandelli di muri, esisteva già al tempo dei Saraceni, 827°a.C., che lo hanno in parte ristrutturato. La sua esistenza è confermata da Cicerone nelle Verrine «nella città d’Alunzio eravi il castello e sotto di esso il mare».

I ruderi del castello normanno

Nel 1060 per volontà di Roberto il Guiscardo, figlio di Tancredi d’Altavilla, è stato ampliato e abbellito ed è divenuto il cuore della vita politica e culturale di S.Marco: ha inizio così il Medioevo Aluntino. Dal 1090 al 1112 è residenza degli Altavilla, e precisamente di Adelasia, madre di Ruggero II.

Nel 1166 e nel 1198 il castello, rimasto al Regio demanio, è governato da un visconte e da un castellano. In questo periodo S.Marco è un centro di media grandezza la cui attività principale è quella agricola. Durante la dominazione aragonese viene governato da Garçia Sancio de Esur, e alla sua morte da Sancio d’Aragona. Nel 1357 il potere passa in mano agli Angioini; infine nel 1398, agli Abbo Filangrri. Il castello rimarrà possesso di questa famiglia fino al crollo del feudalesimo in Sicilia. Secondo alcuni storici la famiglia Filangeri ha origine francese e discende da Rccardo Filangeri del reale sangue di Goffredo di Buglione, condottiero di una falange di soldati; durante la conquista in Terra Santa, per i suoi meriti gli è stato attribuito il nome Falangero, da qui il nome siciliano "Filangeri". Altri sostengono invece che il capostipite della famiglia Filangeri sia il cavaliere normanno Turgisio, giunto in Italia nel 1045 a seguito di Roberto il Guiscardo. Oggi i discendenti dei Filangeri vivono in Sicilia, a Palermo.

Il castello raggiunge la sua maggiore altezza nella parte orientale, mentre la parte più bassa è quella occidentale, la costruzione asseconda la natura morfologica del territorio.

Entrando nel cortile si vede una profonda e spaziosa cisterna adibita alla raccolta dell’acqua piovana; al pian terreno troviamo sei carceri: una per i nobili, una per le donne, una per i diritti civili, una per i diritti criminali e due di isolamento; inoltre si vedono delle officine, dei magazzini sotto la sala grande, adibiti alla conservazione del frumento. Sotto la dominazione Saracena uno di questi era adibito a moschea.

Una vecchia scala conduce alla parte alta del castello, qui, sopra la porta della sala centrale si può osservare lo scudo della casa Filangeri, costruita in pietra; si può accedere alla sala da un’altra scala, fatta edificare da Don Vincenzo Filangeri. La grande sala è in prospetto a nord con ampia veduta sul mare, in questa ci sono tre porte comunicanti con tre appartamenti.

    Chiesa di Gesù e Maria

    La chiesa, molto semplice ubicata in via Scipione Rebiba, è costruita sui resti della chiesa di S.Caterina, nel 1686. La tradizione locale la vuole costruita su un tempio pagano.

    Chiesa del Casile

La chiesa è ubicata al centro del paese, in via Rebiba. Si pensa che sia stata costruita su un tempio pagano, ma non c’è nessun riscontro storico. Di stile normanno-bizantino, evidente nel finestrone murato nel prospetto settentrionale, la costruzione è molto semplice, ad una sola navata, con soffitto in legno. E’ l’unica chiesa di S.Marco che ha l’ingresso laterale.

    Chiesa della Provvidenza

    Prima abitazione di Don Giuseppe Emanuele, è trasformata in convento e in seguito in oratorio privato, con il nome di S.Maria della Provvidenza. Nel 1714 è chiesa pubblica. Della costruzione, molto semplice, ad una navata, con altare centrale, oggi rimangono solamente un portale barocco e i muri perimetrali.